Finalmente è stata finanziata la ristrutturazione dell’edificio della Mola di Oriolo, La Regione Lazio ha concesso un finanziamento a favore dell’Università Agraria di Oriolo per il recupero e ricostruzione della Mola, edificio della seconda metà del 1500, il cui progetto prevede una spesa complessiva di 209.000,00 euro. Grazie alla disponibilità dell’Assessore regionale ai Lavori Pubblici Bruno Astorre sarà possibile restaurare l’antico mulino, passo essenziale per rilanciare l’ambizioso e comune obbiettivo tra Università agraria e Amministrazione Comunale relativo alla realizzazione del Museo del Pane e della Alimentazione Contadina. L’amministrazione Comunale si farà carico contribuendo alle spese di ristrutturazione per una quota pari al 30%. L’idea di Recuperare L’antico mulino nasce nel 1998, si partì con un primo convegno svolto a Palazzo Altieri con il quale si volle divulgare L’idea contenuta subito in un progetto organico proposto dalla locale Cooperativa “Forum Orioli” e fatto proprio dall’Amministrazione Comunale capeggiata dall’allora Sindaco Saverio Russo. La scelta di trovare figure professionali valide e specifiche del settore Museale ci portò ad individuare dei tecnici progettisti: per la parte di restauro e recupero dell’edificio affidata a Ing. Sante Fabene e Arch. Maurò Trapè che seguiranno i lavori di ristrutturazione oggi finanziati; per la parte di allestimento museale gli architetti Mauro De Luca e Massimo Lorenzetti di “Studio 27” che hanno negli ultimi anni realizzato diversi progetti specifici per Musei; la parte scientifica del progetto è stata affidata all’Università della Tuscia con il prof. Alfio Cortonesi Storico e i Prof. Sandra Puccini e Marcello Arduini Antropologi, singolare è il confronto tra discipline norlmamente su fronti opposti che in questo progetto museale hanno trovato un obbiettivo comune, lo studio e la divulgazione scientifica. Questo primo finanziamento ci consentirà d’intervenire dopo almeno 100 anni dall’abbandono dell’opificio evitando così la sua scomparsa, perchè l’edificio della Mola ovvero ciò che di esso rimane, versa in un alevato stato di degrado ed è una delle ultime testimonianze di opifici dell’epoca rimasti. Contrariamente a quanti si sono opposti alla realizzazione del museo come forma di recupero, noi non abbiamo scelto di decretare la fine di questo monumento della civiltà contadina, ma pur con tutti i limiti che si hanno nell’intervenire su un rudere dove c’è in atto un processo di riappropriazione da parte della natura delle transuenti umane cose, vogliamo ricostruirlo in tutte le sue funzioni a memoria per le generazioni future di ciò che siamo stati per vivere meglio in ciò che saremo. La funzione aggragante, un tempo esercitata dall’attività del mulino, è oggi essenzialmente delegata alla utilizzazione terapeutica delle piscine di acqua sulfurea e dall’area atrezzata circostante; gli interventi di antropizzazione, sistema di canalizzazioni ed utilizzazione dell’energia idraulica costituiscono ancora degli elementi che sono parte integrante per il nuovo utilizzo dell’area museale, l’obbiettivo è creare un luogo che museo di se stesso riacquisisce ancora oggi le sue funzioni originali fino al suo completo funzionamento dei canali di adduzione delle acque che consentono di far girare il ritrecine (ruota idraulica) e le macine ad esso collegate, il mulino spinto dalla forza dell’acqua potrà di nuovo funzionare e macinare grano. Per questo scopo è stato recentemente redatto un progetto con apposita richiesta di finanziamento alla Regione Lazio che consentirà di sistemare tutta l’area esterna della mola, questa estenzione del progetto acquista maggiore leggittimità per la compresenza di due corsi d’acqua (Mignone e Biscione), sorgenti sulfuree, ferruginose, sbarramenti, canali, dighe, chiuse e piscine fusi in un unicum senz’altro eccezionale, il tutto costituirebbe già parte integrante, certamente la più singolare, di questo anomalo Museo, del pane ma anche dell’acqua, che illustrando i procedimenti della molitura vuole anche modernamente recepirne gli aspetti antropologici e che all’informazione e conoscenza vuol anche coniugare aspetti ludici e di convivialità. Il Museo del Pane e dell’Alimentazione Contadina farà parte dei musei tematici istituiti dalla Regione Lazio, compreso nel circuito dei Musei di tipo demoetnoantropologici, l’ allestimento museale previsto dal progetto di “Studio 27” sarà possibile realizzarlo ricevendo opportuno finanziamento dall’Amministrazione Provinciale di Viterbo ai sensi della legge regionale n.42/97 in materia di beni e servizi culturali. C’è molto da fare per raggiungere l’obbiettivo finale, con le sinergie messe in campo dall’ Amministrazioni pubbliche in particolari locali, U.A. e A.C. e nella consapevolezza che si lavora per recuperare un sito oggi d’interesse comunitario a cui tutti noi, oriolesi e non solo, siamo storicamente ed affettivamente legati.

Di Graziarosa Villani

Giornalista professionista, Laureata in Scienze Politiche (Indirizzo Politico-Internazionale) con una tesi in Diritto internazionale dal titolo "Successione tra Stati nei Trattati" (relatore Luigi Ferrari Bravo) con particolare riferimento alla riunificazione delle due Germanie. Ha scritto per oltre 20 anni per Il Messaggero. E' stata inoltre collaboratrice di Ansa, Il Tempo, Corriere di Civitavecchia, L'Espresso, D La Repubblica delle Donne, Liberazione, Avvenimenti. Ha diretto La Voce del Lago. Direttrice di Gente di Bracciano e dell'Ortica del Venerdì Settimanale, autrice di Laureato in Onestà (coautore Francesco Leonardis) e de La Notte delle Cinque Lune, Il processo al Conte Everso dell'Anguillara (coautore Biagio Minnucci), presidente dell'Associazione Culturale Sabate, del Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, vicepresidente del Comitato Pendolari Fl3 Lago di Bracciano.